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Olimpiadi Russia e ROC: Cosa Succede?

Olimpiadi Russia

Gli appassionati di Olimpiadi e scommesse online si saranno resi conto che nei giochi olimpici di Tokyo 2020 non c’è la Russia. Al suo posto, invece, troviamo la sigla ROC con una propria bandiera. Il motivo, però, non è chiaro a tutti ed è per questo che abbiamo pensato di realizzare questo articolo per spiegare la situazione della Russia Olimpiadi, e saperne di più. 

Russia Olimpiadi: Perché c’è ROC?

Tantissime persone, guardando le gare olimpiche in TV, si sono sforzate di capire a cosa potesse riferirsi quella sigla ROC. Pensavano si trattasse di un paese poco conosciuto ma in realtà nessuno stato ha questo acronimo. Ed in effetti, ROC non è l’abbreviazione di un Paese del Mondo ma, bensì, di Russian Olympic Committee, in pratica il comitato olimpico nazionale russo. 

Gli atleti di Mosca, infatti, quest’anno non hanno potuto letteralmente portare in alto la loro bandiera in quanto la Russia è stata sospesa dalle Olimpiadi in seguito al clamoroso scandalo antidoping. 

La pesante sanzione, comminata nel 2019, ha previsto la totale sospensione da tutti i giochi internazionali per quattro anni. Tale periodo, però, è stato poi ridotto a soli due anni. La Russia, comunque, non ha potuto partecipare alle Olimpiadi in Giappone, e perderà anche i Giochi Invernali di Pechino 2022. Anche in questa competizione, infatti, gli atleti russi utilizzeranno questo acronimo. 

ROC: non Cambia Solo il Nome

Tra le conseguenza della sospensione per due anni della Russia non c’è il solo nome. Tutta la spedizione di sportivi proveniente da questo paese, infatti, non ha potuto sfilare con la bandiera così come hanno fatto le altre nazioni. E questo è già un punto decisamente importante visto che la cerimonia di inaugurazione è uno dei momenti più intensi di tutte le Olimpiadi. Inoltre, gli atleti non possono indossare tute o altri indumenti su cui c’è la bandiera russa o con colori che possono ricordare. Nonostante, questo, la tuta di rappresentanza ricorda comunque il tipico emblema visto che sono presenti anche i classici colori russi, quindi il blu, il rosso e bianco. 

Questa scelta, però, ha creato una serie di discussioni visto che il comitato olimpico russo sembra non aver rispettato le indicazioni previste dal CIO. 

L’altro provvedimento, poi, riguarda l’impossibilità di utilizzare i classici colori della propria bandiera. E se ci pensate, anche questo aspetto ha un certo peso, visto che non si rappresenta la propria nazione ma è quasi un gareggiare solo per sé stessi. E si tratta di un ragionamento che ovviamente va contro tutto ciò che riguarda le Olimpiadi e il suo spirito. Anche la bandiera è ovviamente vietata. 

La Questione Inno

L’ultimo punto che sicuramente peserà agli sportivi russi è la mancanza dell’inno. Non rappresentando il paese Russia, infatti, ma solo il comitato olimpico, gli atleti non possono neanche festeggiare le loro vittorie sentendo l’inno sul podio. Ecco perché quando puntate sul live betting su un’atleta ROC-Russia e questi sale sul podio, non ci sarà il famoso canto nazionale russo durante la sua premiazione.

Prima delle olimpiadi, il Comitato olimpico russo, sapendo di non poter utilizzare l’inno nazionale, aveva proposto la canzone “Katyusha”, un brano folk sovietico che ha una significato abbastanza particolare. Questa melodia, infatti, è strettamente collegata alla resistenza e alle battaglie contro la Germania Nazista e quindi è ormai diventato una sorta di inno di lotta. Un po’ come accade per la canzone “Bella Ciao” in Italia e in Spagna. Il Comitato Olimpico, però, ha rifiutato questa proposta riuscendo, comunque, a trovare un compromesso valido per il ROC. 

Quando un atleta sale sul podio, infatti, verrà suonato un breve estratto del Concerto per pianoforte n.1 del compositore Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Questa soluzione, poi, sarà utilizzata anche per le prossime Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino che vedranno l’assenza della Russia.

ROC: Russia Olimpiadi Squalificati per Doping

L’assenza Russia Olimpiadi deriva da quanto accaduto negli ultimi anni e, in particolare, da Sochi 2014, sede dei Giochi Olimpici invernali. Fu proprio in quell’occasione che l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) iniziò una serie di controlli accertando le varie positività alle sostanze dopanti degli atleti russi. Ma questo fu solo il punto di partenza visto che man mano si andarono a ricontrollare anche gli esami nel passato e, grazie anche a fondamentali testimonianze, si arrivò alla conclusione che c’era un vero e proprio sistema Doping Russia.  

Tale sistema utilizzato da tantissimi sportivi fu descritto chiaramente e con minuzia di particolari da Grigory Rodchenkov, che era a capo del laboratorio antidoping russo situato nella città di Mosca. Rodchenkov ha chiarito tutto all’interno del documentario “Icarus”, che oltretutto ha vinto anche il Premio Oscar nel 2017. 

Nei video, il dottore russo ha chiarito come funzionava il processo di doping degli atleti e anche quali erano i meccanismi utilizzati per evitare i controlli. Al momento Rodchenkov vive in una località segreta situata negli Stati Uniti d’America a causa delle potenziali minacce alla sua incolumità personale. 

Conclusione

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