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Hooligans e violenza: questo è sport?

Ogni festa ha bisogno dell’idiota che cerca di rovinarla.

Tra i fenomeni nati dal Big Bang del gioco del calcio, come quelle delle scommesse, hooligans sono certamente uno dei più nefasti. Quando la passione per il gioco lascia spazio all’odio verso la tifoseria avversaria, perdiamo tutti e spesso a spese di chi non c’entra nulla.

Inutile negare che il problema non sia il calcio in sé, ma l’intera società che favorisce la nascita di varie forme di disobbedienza incivile. Uniti dall’attaccamento alla maglia, ma soprattutto dalla voglia di creare caos e disordine, gli hooligans di tutto il mondo sono una piaga ancora da estirpare.

Allargando il campo della lente però, ci si accorge quanto questo strano fanatismo non sia altra che un’estensione proveniente dal mondo degli ultrà. Non fraintendetemi però! Tra quest’ultimi e gli hooligans ci sono differenze sostanziali, che spesso si incontrano in un punto medio a cavallo tra entusiasmo ed eccesso. Un confine estremamente labile che, per il bene del gioco e del divertimento, non andrebbe mai superato.

Hooligans – Le origini

L’origine della parola Hooligan risale a poco prima del 1900, da una gang criminale del sud di Londra. Fu un omicidio a regalare ai The Hooligan Boys una certa fama tra le pagine dei giornali inglesi del tempo. Gli annali riporteranno di un gruppo di giovani, fan della birra e del black jack, che si guadagnavano da vivere attraverso piccole estorsioni a piccoli negozi della capitale. Una sterlina o due a cambio della promessa che negozio e proprietario venissero lasciati in pace. Qualche anno dopo, Arthur Conan Doyle utilizzò il termine Hooliganism per descrivere pratiche simili in uno dei suoi racconti di Sherlock Holmes.

Eppure, passeranno ancora più di 50 anni prima che questo nome venga associato alle fazioni violenti durante gli incontri sportivi. Le scioccanti condizioni di una bistrattata classe medio-bassa inglese, unite all’estrema territorialità delle gangs dell’epoca, furono lo scenario perfetto affinché il fenomeno attecchisse nello sport. Piccoli gruppetti di persone, accomunati dalla stessa posizione rispetto all’enorme divario sociale, e con marcati sentimenti di antagonismo verso chiunque sia non faccia parte del gruppo.

In concomitanza con il movimento anglosassone, anche l’Italia inizia a sfornare i suoi primi congiunti ultrà. Negli anni ‘70, Il Commando Ultrà Curva Sud dell’Olimpico, come La Fossa dei Leoni della Fortitudo di basket, sono alcuni dei migliori esempi dell’epoca. Da questi, l’espansione del fenomeno raggiunse in pochi anni tutte le principali squadre italiane di calcio e pallacanestro. All’inizio degli anni 80, ogni società della Serie A disponeva del suo gruppo ultrà.

Il modello italiano farà successivamente da stampo per le brigate della maggior parte dei paesi sudeuropei, scostandosi degli esempi decisamente più violenti di Inghilterra e paesi scandinavi.

 

Hooligans e ultrà – Differenze

Per quanto le due forme di sostegno alla maglia non si escludano a vicenda, le differenze tra Hooligans e ultrà sono sostanziali, a cominciare dagli obbiettivi.

Il movimento ultrà si organizza primariamente con lo scopo di appoggiare la propria squadra attraverso attività di vario genere. Ciò non toglie che occasionalmente l’esuberanza della curva sfoci in episodi di violenza.

Il capo ultrà, con potere decisionale, spartisce i compiti e le posizioni all’interno della curva. Tra le mansioni più comuni ci sono la creazione di striscioni, l’aggiornamento del repertorio di cori e la “direzione politica” del gruppo. Gli ultrà sono anche a diretto contatto con le società calcistiche che spesso sponsorizzano le loro attività.

Entrare a far parte di questa tipologia di organizzazione significa quindi contribuire attivamente alla sua crescita.

Il congiunto hooligan invece è tutta un’altra cosa a cominciare dalla mancanza di una struttura vera e propria. Il leader hooligan infatti non ha alcun potere decisionale all’interno della curva, se non alle volte quello di gestire i cori durante la partita. L’assenza di una gerarchia non prevede alcuna ripartizione dei compiti. Anche l’ingresso nel gruppo è libero.

A differenza degli ultrà, gli hooligans sono un gruppo esclusivamente formato da uomini.

Nei paesi del nord, queste organizzazioni tendono ad inglobare individui con abitudini e stili di vita molto simili. L’Hooligan medio è generalmente un bevitore eccezionale, per niente timido quando c’è da buttarsi nella mischia e alzare le mani. Allo stadio ci va principalmente per alzare la tensione e far casino, lasciando il tifo per la propria squadra in secondo piano.

La tragedia del Haysel Stadium

Purtroppo, l’ignoranza hooligan è stata responsabile in diverse occasioni di alcuni dei più vergognosi incidenti mai capitati nel mondo del calcio. In assoluto però, la pagina più triste mai scritta dalla mano di questa fazione violenta fu quella del disastro del Haysel Stadium. La tragedia prese piede appena prima l’inizio della finale di Coppa dei Campioni del 1985 tra Juventus e Liverpool.

La due tifoserie avversarie, posizionate entrambe nella curva sud dello stadio e divise da una fragile rete di ferro, cominciarono fin da subito con i primi segnali intimidatori. Il lancio di oggetti ed insulti purtroppo, sfociò in poco tempo in vero e proprio assalto alla sezione avversaria da parte dei tifosi inglesi. A farne le spese in quella che verrà descritta come l’ora più buia della storia della UEFA furono più 600 sostenitori, per la maggior parte juventini. Il bilancio includerà persino il decesso di 39 persone.

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