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Coppa del Mondo – Le cinque ragioni della vittoria francese

Vent’anni dopo aver alzato la Coppa del Mondo al cielo da giocatore, Didier Deschamps ha ripetuto l’impresa, stavolta come allenatore, allo stadio Luzhinki la scorsa domenica. Dopo il disastro della finale di Euro 2016, la spettre di un’ennesima disfatta internazionale aveva accompagnato il tecnico e la sua squadra fino al triplice fischio finale di domanica scorsa.

Una vittoria meritatissima e quasi scontata per certi versi quella dei Blues che partita dopo partita hanno diligentemente sbaragliato i propri avversari senza troppe difficoltà.

Kylian Mbappe,Benjamin Pavard e Lucas Hernandez sono le vere new entry della nazionale francese di quest’anno rispetto alla formazione di due anni fa.

Il talento dei Les Blues però è solo parte del motivo della loro vittoria. Quello che ha veramente prevalso rispetto alle altre nazionali è stato il superbo lavoro di squadra che ha reso la Francia una corazzata a servizio di una perfetta macchina da goal.

Eccovi i cinque motivi della vittoria francese.

1 – La difesa guidata da Raphael Varane

La “Difesa vince i campionati”! Un cliche in molti casi superato anche se tuttora ancora attualissimo nella Coppa del Mondo! Rispetto a tutti i campioni dal 1998 al 2014, la Francia di quest’anno è la squadra che ha concesso più goal di tutti gli altri vincitori: sei goal presi rispetto ai quattro della Germania di quattro anni fa e della Francia del 1998.

Tuttavia, dando un’occhiata alle dinamiche di queste sei reti possiamo vedere come solo due di questi goal siano veramente merito degli avversari. Un rigore concesso inutilmente da Samuel Umtiti, un missile da 30 metri di Angel Di Maria, una deviazione involontaria, un goal di consolazione per l’Argentina arrivato all’ultimo secondo e un palese errore di Hugo Lloris nella finale, sono 5 delle 6 situazioni che hanno concesso agli avversari il goal sul tabellone.

Le loro statistiche contano solo nove tiri concessi per partita, dei quali pochissimi nello specchio della porta. Un ottimo esempio di quanto appena detto è la perfetta prestazione delle retrovie nella partita contro il Belgio, che ha concesso solo tre tiri nello specchio delle porta a uno degli attacchi più temuti del campionato.

Raphael Varane e Samuel Umtiti, tutti e due sotto i 26 anni, si sono comportati egregiamente al centro della difesa, dando la possibilità a Benjamin Pavard e Lucas Hernandez di scorrazzare lungo le fasce e dar respiro alla manovra, e premiare la fiducia del tecnico che gli aveva preferiti a Djibril Sidibe e Benjamin Mendy. Il duo (come l’intera difesa) ha dato ragione al proprio manager.

2 – Paul Pogba e N’Golo Kante

L’eccellenza difensiva della Francia però non è solo da attribuirsi ai quattro delle retrovie, bensì alla diligenza del centrocampo. Nonostante il suo prematuro abbandono del campo nella finale, N’Golo Kante è stato uno dei migliori giocatori del torneo. Il centrocampista del Chelsea conta una media di 2,1 tackle e 2.9 intercettazioni, statistiche che hanno contribuito a bloccare l’avanzata di giocatori come Lionel Messi, Kevin De Bruyne ed Luis Suarez nelle fasi a eliminazione diretta. Complessivamente ha fatto più recuperi di chiunque altro nel torneo, con un incredibile 35 sul tabellino.

In posizione leggermente avanzata rispotto a Kante, Paul Pogba è stato il giocatore chiave del gioco francese. Sebbene abbia trovato solo una rete nell’ultima partita del torneo e si sia concentrato più sulla fase difensiva che su quella offensiva, i suoi assist buca difesa e il suo modo di amministrare ordine a centrocampo, sono risultati fondamentali ai fini della vittoria.

3 – Kylian Mbappe

Kylian Mbappe, con i suoi 19 anni, ha fatto più storia di qualsiasi altra leggenda calcistica ad eccezione di Pele. La sua rapidità unita alla sua abilità tecnica, hanno costretto le difese avversarie a non lasciare mai il fianco sinistro scoperto. Sapevano che non appena fossero saliti all’attacco, sarebbe bastato un contropiede ad innestare l’impressionante velocità di Mbappe che avrebbe bucato la difesa.

Un goal contro il Perù, una doppietta contro l’Argentina e la terza rete contro la Croazia, i suoi centri. Contro il Belgio, sebbene non abbia segnato, è stato uno dei giocatori più pericolosi, oltre ad aver infiammato lo stadio con parecchi colpi di classe.

Ottima anche la fase difensiva alla quale il giovane campione ha dovuto sacrificarsi.

Ritmo, dribbling, intelligenza ed entusiasmo giovanile sono sicuramente le caratteristiche che rendono Mbappe la nuova stella del calcio mondiale.

4 – Antoine Griezmann e i suoi calci da fermo

All’inizio del torneo molti si aspettavano da Antoine Griezmann una parte simile a quella di Euro 2016, cioè quella del mattatore dietro le punte. Tuttavia, l’affaticamento dopo un’altra grande stagione per l’Atletico Madrid ha costretto Griezmann a rinunciare alla ruolo di unico timone del centrocampo e a condividere l’onere con i compagni Pogba e Matuidi.

In realtà, il suo maggiore impatto per Les Blues nel torneo è arrivato dai calci piazzati, prontamente affidati a lui. Nelle fasi a eliminazione diretta infatti, quando la Francia faticava nel creare dal gioco, sono stati proprio i suoi calci da fermo ad aiutare la sua nazionale a prendere il bandolo della matassa.

Raphael Varane, Samuel Umtiti e Mario Mandzukic (nella sua stessa rete) sono alcuni dei beneficiari dei suoi assist dei quarti di finale, semifinale e finale. Altrettanto importanti sono stati i suoi goal su calcio di rigore, trasformando tutte e tre le occasioni dagli undici metri, inclusa quella della finale. Ora tornerà a Madrid con una medaglia, il terzo posto nella classifica del Pallone d’Oro del torneo, il Silver Boot e il titolo di uomo partita della finale Coppa del Mondo.

5 – Didier Deschamps e Hugo Lloris

Prima del torneo, molti erano scettici sulle capacità del tecnico Deschamps. Tra le critiche, il mancato arruolamento di giocatori come Benzema e Ben Arfa e le sue tattiche poco offensive hanno riecheggiato suoi giornali francesi fino al giorno della finale.

Tra le innovazioni apportate dall’ex Juve alla formazione, c’è stato il posizionamento di Blaise Matuidi da centrocampista difensivo a ala sinistra. Una mossa controversa che però ha funzionato perfettamente. Un’altra scelta controversa è l’utilizzo di Oliver Giroud, che ha chiuso la competizione con zero goal e pochissimi tiri in porta. Ciò non toglie che, la sua presenza fisica e il movimento dell’attaccante siano stati un tassello fondamentale nello schema d’attacco francese a servizio di giocatori più incisivi come Mbappe e Griezmann.

Ad aiutare Deschamps ci ha pensato il portiere e capitano Hugo Lloris. Essendo uno dei soli tre giocatori francesi con più di 30 anni e l’unico giocatore con più di 74 presenze, la leadership di Lloris è stata la chiave della disciplina francese.

Il portiere del Tottenham non mai avuto troppo da fare nelle fasi a eliminazione diretta, anche se si è sempre rivelato eccezionale quando chiamato in causa. Le parate su Diego Godin nei quarti di finale e su Toby Alderweireld in semifinale sono state particolarmente memorabili. L’unico errore è il suo tentativo di dribbling intercettato e messo in rete da Mandzukic che aveva riaperto le speranze della Croazia, anche se solo per qualche minuto.

Scritto da Andrea Gorio