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Psicologia Sportiva: Come Spiegare la Passione per il Calcio

Il calcio è uno degli sport più famosi in Italia e al mondo. Nell’articolo, grazie alla psicologia sportiva, vogliamo cercare di capire quali sono i motivi di questo successo. Parleremo in particolare dell’Italia, ma ciò che diremo si può applicare a qualsiasi nazione del mondo.

Naturalmente, è bene specificare che il nostro sarà solo un articolo introduttivo. La psicologia sportiva ha una letteratura molto ampia sull’argomento. Di conseguenza, sarebbe difficile spiegare tutto. Inoltre, un altro elemento da sottolineare, è che non ogni teoria è accertata; quindi, non vi è nulla di certo e confermato.

Capita spesso, infatti, che gli psicologi sportivi abbiano idee contrastanti tra loro. Ciò avviene per tantissimi campi di studio e ricerca.

Psicologia Sportiva – Calcio: Passione Tribale?

L’essere umano nel corso della sua lunghissima storia ha continuato a evolversi. I netti miglioramenti fisici lo hanno portato a diventare più alto, forte e veloce. Ciò avveniva per una ragione in particolare: la caccia. Una volta venuto meno l’obiettivo, l’uomo si è ritrovato ad avere un corpo forte e nessuna preda da dover cacciare per sopravvivere.

Già nell’Antica Roma era nata l’idea di creare dei giochi. Una sorta di caccia, spesso molto più violenta rispetto alla caccia tradizionale, per sfruttare la forza. I giochi al Colosseo con animali feroci e gladiatori ne sono un chiaro esempio.

Fortunatamente, nel corso del tempo anche le attività di intrattenimento si sono evolute. È rimasta, però, sempre la propensione a raggiungere degli obiettivi e lo sport è arrivato in soccorso.

Vogliamo dire che il calcio sia una sorta di caccia contro gli avversari? Assolutamente no. Il calcio, come lo sport in generale, racchiude l’esigenza dell’essere umano di superare gli altri e raggiungere un traguardo. Nel caso del calcio è segnare una rete. Per il basket è segnare un canestro e per il tennis colpire la pallina in modo tale che l’avversario non riesca a raggiungerla.

Il sociobiologo inglese Desmond Morris lo ha ben spiegato facendoci capire che il calciatore è effettivamente un cacciatore. Il suo obiettivo non è l’avversario ma la porta, perciò fare gol. Ovviamente, per rendere la cosa più difficile, visto che la porta è immobile, è stata introdotta una difficoltà. Parliamo degli avversari, il portiere e la difesa.

Simboli

Volendo ripercorrere questa strada, abbiamo altri elementi a supporto della tesi. Basta pensare, ad esempio, ai simboli delle squadre. Per la gran parte, e soprattutto per i club più antichi, sono tutte icone di animali feroci o armi.

Il toro per il Torino, il diavolo per il Milan, un serpente per l’Inter, il Grifone per il Genoa. Per il calcio Serie B vale la stessa cosa con grifoni (Frosinone, Brescia e Perugia), diavoli (Foggia), leoni (Venezia), ma la lista potrebbe continuare a lungo.

In Inghilterra ci sono tanti altri esempi. Abbiamo il Leone per il Chelsea, i diavoli rossi per il Manchester United, martelli per il West Ham e Aquila per il Crystal Palace. Troviamo, poi, scimitarre per lo Sheffield United e cannoni per l’Arsenal.

Insomma, è semplice capire che anche con gli stemmi le squadre volevano e vogliono incutere timori negli avversari. Un discorso simile, poi, si potrebbe fare anche con i soprannomi. 

Le Conseguenze

Da tale punto di partenza, quindi, possiamo dire che la passione per il calcio nasce da davvero molto lontano. Inoltre, è qualcosa di innato, di naturale. Non a caso, talvolta, si manifesta in maniera del tutto non civile. Gli hooligans e le violenze negli stadi ne sono l’esempio lampante.

Ma anche in campo non mancano i colpi violenti e le scorrettezze, spesso gravi. Se ciò che vediamo nel calcio Serie A, ad esempio, ci sembra davvero troppo, sappiate che nelle serie minori, purtroppo, capita anche peggio. Lontano da telecamere e giornali, i colpi scorretti non mancano. Così come le aggressioni tra giocatori e nei confronti dell’arbitro.

Identità

Un altro motivo che secondo la psicologia sportiva spiega la passione per il calcio calcistico, è l’identità. Anche in questo caso dobbiamo partire dal lontano. In Italia, ad esempio, il calcio è nato alla fine dell’Ottocento. In diversi quartieri e città, gruppi di persone si sono unite tra loro per creare delle squadre di calcio e sfidarsi tra loro.

Da ciò nasce il senso di identità che accomuna ancora oggi milioni di persone. Dopo la costituzione delle squadre, sono arrivati i tifosi che spontaneamente seguivano i propri beniamini. Il fenomeno nasce perché le squadre rappresentavano un’area e i giocatori stessi erano di quella zona. In caso contrario, il calcio non avrebbe avuto tale successo.

In Inghilterra i proprietari delle fabbriche sono stati i primi presidenti di calcio. Alcuni tra gli operai diventano giocatori mentre gli altri tifosi. Gli imprenditori permettevano agli operai di uscire prima dal lavoro per supportare i colleghi. È una ulteriore dimostrazione di una forte appartenenza. 

Senso di Riscatto

Un’altra motivazione che spinge sempre più persone a giocare a calcio, e anche a seguire lo sport, è il senso di riscatto. Grazie allo sport, infatti, si può diventare ricchi e famosi. Se poi non si riesce a sfondare nel calcio, si può diventare tifosi accaniti e godere dei risultati ottenuti in campo dai propri beniamini.

I tifosi scendono in strada a festeggiare la vittoria di scudetti e coppe varie. Ci sono sfottò con i tifosi “rivali” e ciò continua in un ciclo perenne. In alcuni casi, la vittoria dello scudetto diventa una rivincita sociale. Magari squadre che rappresentano piccole città riescono a “sconfiggere” sul campo le potenze industriali e super ricche. Naturalmente, è un successo assoluto per i suoi tifosi che almeno dal punto di vista calcistico ottengono una vittoria sociale.