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Cos’è Lo Sportwashing?

sportwashing

In questo articolo di approfondimento, parleremo di una pratica che, nonostante sia molto comune, è ancora poco conosciuta a milioni di persone. Parliamo dello sportwashing che, come si intuisce anche dal nome britannico, significa lavaggio sportivo. Si tratta, infatti, dell’azione abbastanza utilizzata da persone e, soprattutto governi, di utilizzare lo sport come mezzo per darsi una ripulita, ovvero per farli sembrare molto più umani, generosi e per distogliere l’attenzione da altri problemi. Quindi, non ha a nulla a che vedere con lo sport giocato, con il betting, con i tipster o con qualsiasi altro aspetto delle discipline. 

Se ancora non vi è abbastanza chiaro, non c’è da preoccuparsi. Nel corso dei successivi paragrafi, infatti, vi diremo tutto nel dettaglio e vedremo anche quali sono gli esempi più eclatanti. 

Sportwashing: Tutto nel Dettaglio

A utilizzare per primi questo neologismo inglese, sono stati i volontari di Amnesty International, in riferimento al fatto che l’Arabia Saudita ospitasse la Supercoppa Italiana, naturalmente attraendo le squadre e la Federazione con una pioggia di milioni di euro. La definizione completa data a questa pratica è di “sfruttare lo sport per rendere moderna la propria immagine e far distogliere lo sguardo dalla pessima situazione dei diritti umani”.

Cioè, si utilizza lo sport e tutti i valori sportivi che porta con sé, come quello del rispetto, del sano agonismo e dello spettacolo, per coprire gravissimi problemi che ci sono nel paese ospitante. Ma il vero scopo non è tanto quello di coprire le azioni negative, ma di esaltare in maniera neanche troppo velata quel paese. In questo modo lo sportwashing diventa una vera e propria pubblicità ai danni, però, dello sport e di tutti gli sportivi. 

E, secondo gli addetti ai lavori ed Amnesty International, lo sportwashing sarebbe una pratica adoperata in particolare dai paesi mediorientali. Questi, infatti, possono contare su ingenti somme di denaro grazie alle quali poter pagare per ospitare eventi di livello mondiale. I quali, ovviamente, attirano tifosi, ma soprattutto media come TV e giornalisti. E perciò si parla dell’evento, dello spettacolo e di tutto ciò che riguarda lo sport, esaltando comunque anche il paese che lo ospita. E, di conseguenza, anche se mai direttamente, il Governo. 

Il Primo Caso di Sportwashing

Lo sportwashing è sicuramente una modalità che non nasce recentemente. Sono decenni, infatti, che si punta sull’effetto positivo dello sport. E il primo caso lo si può far risalire tra gli anni ’20 e ’30, precisamente in Germania. All’epoca, infatti, il regime nazista cercava di mettersi in buona luce e di far vedere al mondo che la loro non fosse una dittatura. 

Ecco perché, non appena la Germania è entrò a far parte del CIO, fu chiesto all’allora sindaco di Berlino di presentare domanda per ospitare i giochi del 1936. 

Qualche anno prima dei Giochi Olimpici, però, ormai ciò che accadeva in Germania era ormai noto ed anche per questo diversi paesi chiesero in maniera decisa di annullare quell’assegnazione. Cosa che però non avvenne e, quindi, i Giochi si tennero ugualmente. 

Inoltre, c’è da dire che Hitler era abbastanza contrario ad ospitare i Giochi Olimpici in Germania visto che considerava lo sport una vera perdita di tempo, oltre che di risorse economiche. A farlo ragionare, però, è stato Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda. Questi, infatti, fece capire al Fuhrer che quella dei Giochi era una grandissima occasione per far capire al mondo che tutto ciò che si raccontava sulla Germania e sui Nazisti era falso. 

Germania Cambiata per 15 Giorni 

I Giochi si svolsero ad inizio Agosto e la loro durata fu di 15 giorni. Durante quel brevissimo periodo, però, andò in scena una vera a propria propaganda di massa sotto tutti i punti di vista. Per l’occasione, infatti, il Governo ha costruito enormi infrastrutture, tra cui l’Olympiastadion che poteva ospitare circa 100.000 persone. 

Inoltre, si fece un film per presentare questi Giochi Olimpici al mondo e, tra l’altro, fu l’inizio dell’utilizzo anche del cinema come mezzo di propaganda. I giochi, poi, furono trasmessi in diretta TV per la prima volta, facendo vedere al mondo quanto la Germania fosse un paese felice, organizzato, preparato, sportivo e soprattutto solidale con tutti. Questo, nonostante gli ebrei non avessero avuto il permesso di poter partecipare alle gare. 

Inoltre, Berlino 1936 fu anche la prima occasione in cui arrivò durante la cerimonia di inaugurazione la fiaccola accesa direttamente ad Olimpia. Sul podio, poi, ovviamente gli atleti tedeschi omaggiarono con il saluto nazista il loro Fuhrer e il governo nazista. 

Sport e Fascismo 

Un’altra importante pratica di sportwashing è quella avvenuta in Italia durante l’epoca fascista. Mussolini, infatti, credeva fortemente nel ruolo delle discipline sportive. Tanto che era stato teorizzato che l’uomo fascista doveva racchiudere in sé stesso “l’inno e la battaglia, il libro e il moschetto, il pensiero e l’azione, la cultura e lo sport”. Tra l’altro grande attenzione fu data al calcio, diventato nel frattempo sport nazionale e, quindi, tra i più seguiti. Non a caso in quell’epoca l’Italia vinse due titoli mondiali. 

Conclusione 

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