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Il Casinò di Venezia, la prima casa gioco del mondo

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Ufficialmente il più antico casinò del mondo, il Casinò di Venezia ha aperto le sue porte ai cittadini della città nel 1638. L’edificio che il casinò occupa oggi è, tra le altre cose, anche l’ultima dimora del compositore Richard Wagner, che si trasferì in questa sede negli anni Cinquanta del secolo scorso.

Sono passati quasi 400 anni da quando il primo casinò del mondo ha aperto le sue porte. Da quel momento il casinò è rimasto un’istituzione relativamente invariata fino ai primi anni 2000, prima che la tecnologia portasse i giochi nelle nostre case su piattaforme online come NetBet. Nell’articolo andremo ad indagare sulla nascità del casinò e quali fossero i primi giochi e constumi del Casinò di Venezia.

Un patrimonio tutto italiano

La parola “casinò” è di origine italiana e deriva della parola “casa”. Il termine veniva utilizzato originariamente per descrivere una villa di campagna o un club sociale. In seguito la parola casinò cominciò ad essere utilizzata anche per descrivere luoghi di intrattenimento dedicati, come per esempio il casinò di Venezia.

Il primo casinò in assoluto ad aprire le sue porte al mondo fu il Ca’ Vendramin Calergi, situato sul Canal Grande di Venezia. Fondato nel 1638, divenne ben presto un punto di riferimento per il gioco d’azzardo internazionale. L’edificio era originariamente collegato al Teatro San Moisè e disponeva di una sala (conosciuta come Il Ridotto) dove i frequentatori del teatro potevano giocare d’azzardo durante gli intervalli. Le testimonianze di questa sala da gioco “Il Ridotto” sono raffigurate nei dipinti di Francesco Guardi e Pietro Longhi. Una volta entrati, i giocatori d’azzardo erano invitati ad indossare cappelli e maschere.

Tale fu la popolarità di questa sala che si decise di scorporarla dal Teatro Moisè e farne un casinò permanente a se stante. A seguire, nel giro di un secolo vennero fondati ben oltre 100 siti di gioco d’azzardo nella sola città di Venezia.

Il casinò originario fu chiuso nel 1774 e in seguito riaperto sotto un altro nome, Casinò di Venezia, una sala gioco attiva ancora oggi. Il casinò presenta uno stile rinascimentale progettato dall’architetto italiano Mauro Codussi, ed è uno degli edifici più imponenti del Canal Grande. Un tempo è stata persino la residenza del compositore Richard Wagner, e molti degli affreschi originali e delle opere d’arte dipinte da artisti del calibro di Mattia Bortoloni, Palma il Giovane e Gian Battista Crosato sono ancora oggi esposti.

I primi giochi da casinò

Per tutti voi amanti della roulette, sarete sorpresi di sapere che questo classico del casinò non era presente all’apertura del primo casinò del mondo. Infatti, la roulette non apparse fino a quasi un secolo dopo. Invece, i primi giochi ad essere esposti al Ridotto furono il Biribi e la Basetta.

Il Biribi era un gioco in stile lotteria in cui i giocatori scommettevano su uno dei 70 numeri presenti nella borsa del maziere. Una volta estratto il numero vincente, il fortunato vincitore veniva pagato al prezzo di 64/1, una percentuale che dava alla casa un vantaggio sostanziale. La Basetta invece, era un gioco di carte con regole simili a giochi come blackjack, poker e gin rummy. I giocatori che vincevano venivano premiati con 60 volte la loro puntata. Il gioco fu poi sostituito dal Faro, che fu esportato con successo negli  Stati Uniti d’America negli anni a venire. Nella lista, spazio anche al baccarat e al bingo, che diventarono due tra i giochi più famosi d’Italia tra il XV e il XVI secolo.

Chi ci giocava?

Pur essendo uno uno spazio aperto al pubblico, la clientela del Ridotto era parecchio ristretta. L’alta posta in gioco e il rigoroso codice di abbigliamento dava la possibilità al casinò di godere dei propri servizi solo alla nobiltà. Agli uomini veniva richiesto di indossare cappelli a tre angoli e copricapi che rivelavano solo una parte del loro volto, mentre le donne presenti erano obbligate ad indossare delle maschere. Tra le personalità di spicco del casinò, c’è anche quella del celebre avventuriero Giacomo Casanova.